In aumento esponenziale i ricatti sessuali via Facebook

RICATTI-FB

«Se ti tocchi, mi tocco anche io…». Una proposta difficile da rifiutare, se a farla, dall’altra parte dello schermo del computer, in videocollegamento via Skype, è una ragazza giovane e bella. E soprattutto seminuda.

Peccato che, a cose fatte, lo “spettatore” venga ricattato: o paga, o il filmato mentre si masturba viene diffuso a tutti i suoi contatti di Facebook. In provincia di Imperia sono già una decina le vittime di un’estorsione a luci rosse che scorre sul web, anche se si ritiene che il loro numero sia più elevato, visto che è probabile che molti, per vergogna, o per evitare di farlo sapere ai propri familiari, abbiano preferito non sporgere denuncia.

L’inchiesta, avviata dalla Procura di Imperia e condotta dalla polizia postale del capoluogo, è scattata circa un mese fa, ma solo ora sono emerse le prime certezze sul modus operandi dei ricattatori. I casi riguardano uomini di età compresa tra i 25 e i 50 anni. Tutti proprietari di un profilo Facebook. Il metodo ideato per estorcere loro denaro è apparentemente semplice.

Secondo quanto raccontato agli uomini della Polposte al momento della denuncia, alle vittime è stata inviata una richiesta di amicizia da parte di una ragazza straniera. In particolare, a giudicare dalla descrizione fisica e dall’accento, le “attrici” sono tutte francesi di origine magrebina. La tesi degli investigatori, infatti, è che dietro le estorsioni ci sia un’organizzazione con base in Costa Azzurra, e collegata al Nord Africa, considerato che a chi ha pagato, o comunque a chi si è visto chiedere il denaro, sono state fornite le coordinate per versare attraverso la Western Union a conti di Paesi del Maghreb.

Tornando al ricatto, una volta accettata la richiesta di amicizia, la ragazza avvia con il nuovo contatto di Facebook un primo scambio di messaggi innocui, e “pubblici”, ossia visibili da tutti gli amici del destinatario. Dai post alla chat, utilizzando messenger, il passaggio è breve. Fino a quando non scatta la trappola. La giovane, per avere con la vittima una comunicazione a tu per tu, gli invia un numero di telefono di Skype, il servizio che permette di effettuare chiamate vocali, video e inviarsi messaggi gratuitamente.

Il numero, come ha scoperto la Postale attraverso le indagini, rimane attivo solo per due-tre giorni, della serie “o la va o la spacca”: se la vittima abbocca, bene, se no si passa alla prossima. Una volta effettuata la videochiamata, comincia lo show a luci rosse, ovviamente dopo una serie di provocazioni verbali che servono da “preliminari”. La ragazza, dopo essersi spogliata a poco a poco, invita l’uomo dall’altra parte dello schermo a fare altrettanto. E lo stesso avviene quando inizia a toccarsi.

Alla fine, la giovane rimane nuda e prosegue fino a concludere l’atto di autoerotismo, e lo stesso lo spettatore. Quello che quest’ultimo non può sapere, è che la sua “attività” viene registrata in diretta grazie alla webcam: ci sono numerosi software che, una volta scaricati, consentono appunto di memorizzare le videochiamate su Skype, ottenendo un filmato di buona qualità. Poche ore dopo, la doccia gelata: un altro messaggio con la richiesta di denaro per bloccare l’invio del video hard a tutti i contatti di Facebook del malcapitato. Non cifre elevate, la media è di circa 500 euro, con punte di 700 e un minimo di 300. Per convincere la vittima a pagare, gli viene trasmesso, via chat, uno spezzone del filmato, la prova che è stato ripresa mentre si masturbava davanti al computer. Qualcuno ha pagato, qualcun altro no, ed è andato alla polizia. Che ora spera di arrivare a individuare le attrici a luci rosse e chi le ha reclutate. Ma anche di interrompere fin da subito la catena di estorsioni. (fonte)

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