I “selfie” aiutano la NSA a spiare gli utenti su Internet?

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Secondo un articolo del New York Times, la National Security Agency intercetta circa 55.000 “immagini facciali di qualità riconoscibile” al giorno. L’informazione, che è stata desunta dai documenti dell’agenzia trafugati da Edward Snowden, indicano anche che la NSA ora crede che le immagini sono importanti quanto le comunicazioni scritte per rintracciare obiettivi online.

La NSA ha un proprio software di riconoscimento facciale, secondo il rapporto, e si è anche appoggiata sulla tecnologia software commercialmente disponibile nel passato. Naturalmente, con la sua iniziativa DeepFace in corso, anche Facebook si è “buttata a capofitto” nel gioco la tecnologia di riconoscimento facciale. 

Secondo un portavoce NSA, l’agenzia richiederebbe l’approvazione del tribunale per raccogliere immagini degli americani, ma potrebbero ipoteticamente essere raccolte anche le immagini dei cittadini statunitensi, se inviate (da o a) oltreoceano.
“Non siamo solo oltre le comunicazione tradizionali, è un approccio completo che sfrutta digitalmente gli indizi che un bersaglio lascia dietro di sé nelle sua normale attività in rete. Utile per raccogliere informazioni biografiche e biometriche per migliorare la precisione verso il bersaglio” recita un documento NSA del 2010. (l’articolo continua sotto l’offerta di alcuni nostri servizi professionali)

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Come fa notare TechCrunch, tutto questo è coinciso con l’esplosione della popolarità del “selfie” (l’autoscatto fotografico) e di applicazioni usate per la pubblicazione e diffusione come Instagram e Facebook. Con le moltissime immagini facciali, più online che mai, sembra così giustificato il fatto che il governo americano abbia cercato modi per sfruttare tali informazioni, ora ampiamente disponibili.

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