Fermare i robot ribelli, Parlamento Ue vuole legge su pulsante ‘fine vita’

Un pulsante per fermare robot ribelli o impazziti. Regole chiare su chi deve pagare i danni procurati da un’intelligenza artificiale fuori controllo. Creazione di sistemi di compensazione per chi perde il lavoro a causa della robotica. Imposizione di codici per evitare che le persone vulnerabili sviluppino relazioni emozionali con i loro robot-badanti. Non è fantascienza, ma un futuro che, se non è proprio adesso, lo è quasi. E così, di fronte alla passività degli Stati e delle altre istituzioni europee, il Parlamento Ue ha lanciato il primo codice etico per una legislazione ad hoc su robot ed androidi, escludendo i robot militari per cui si chiede un’intesa globale.

Il 12 gennaio la Commissione Affari giuridici dell’eurocamera ha approvato il rapporto di iniziativa firmato dalla lussemburghese Mady Delvaux, del gruppo S&D, giovedì prossimo quel testo arriverà in plenaria a Strasburgo e, se sarà approvato a maggioranza assoluta, la Commissione Ue dovrà entro tre mesi dire se intende proporre o meno una normativa su questo settore. «Abbiamo bisogno – ha detto oggi Delvaux incontrando la stampa – di un quadro giuridico solido per garantire che i robot siano e continuino ad essere al servizio del genere umano, favorendo al tempo stesso lo sviluppo delle tecnologie».

Il tutto in un settore che promette di portare «un trilione di euro» all’economia della Ue, ma anche non pochi problemi. Tra le soluzioni proposte c’è il «bottone della morte», con cui disattivare i robot fuori controllo, e la creazione, in futuro, di «una personalità elettronica» per le macchine intelligenti. Secondo Delvaux questa personalità, che dovrebbe permettere di indicare un grado di responsabilità nel robot per i danni da lui procurati, in particolare per quelli «molto intelligenti» che saranno prodotti. Per il momento, ossia per macchine autonome, droni, robot simpatici, la responsabilità dei danni dovrebbe essere del o del programmatore.

Quanto agli effetti sul mondo del lavoro, l’eurodeputato verde svedese Max Andersson ha ricordato uno studio che fissa al 10% l’occupazione già soppiantata dalla robotica nel suo Paese e prevede da qui a 20 anni la perdita del 50% dei posti di lavoro affidati agli esseri umani. Il rapporto propone una sorta di tassa sul lavoro dei robot, con cui pagare le pensioni, e la creazione di un reddito di cittadinanza per compensare l’impoverimento della popolazione. (fonte)

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