Falsi d’autore venduti su internet, Procura chiude siti e profili Facebook

Venivano utilizzati per vendere orologi e altri oggetti di lusso contraffatti in Estremo Oriente: ben 381 siti internet italiani ed esteri e 15 profili Facebook sono stati sequestrati o oscurati. È il bilancio di una operazione del Nucleo speciale frodi tecnologiche e del comando provinciale della Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli della sezione Criminalità economica ed informatica. Le persone indagate sono 17, in maggior parte residenti in Campania. Altri indagati sono invece residenti in Puglia, Sicilia, Emilia Romagna e Veneto. I falsari avevano creato negozi virtuali dai nomi intriganti dove vendevano capi di abbigliamento e orologi dei più famosi brand. Gli inquirenti hanno sequestrato i siti italiani, cancellato i profili Facebook e con la collaborazione dell’ente americano Icann, che è responsabile dell’assegnazione degli indirizzi di internet, si è provveduto all’oscuramento di siti esteri. Tra i siti sequestrati anche numerosi che avevano il suffisso .it ma si trovavano all’estero.

È la prima volta che questo avviene, come sottolinea la Procura in una nota: «L’operazione, che si inserisce nell’ambito di un progetto internazionale di cooperazione tra forze di polizia volto al contrasto della contraffazione online, ha consentito per la prima volta in Italia di rimuovere in modo permanente dal web siti che, pur avendo suffisso .it, si trovavano all’estero. Ciò rappresenta un salto di qualità poiché, contrariamente a quanto avveniva finora, i siti incriminati sono stati cancellati per sempre da Internet. Con le tradizionali metodologie, invece, erano solo oscurati a livello nazionale, ma restavano comunque disponibili online per il resto del mondo». Siti con il suffisso .it, che traevano in inganno numerosissimi consumatori, si trovavano in Paesi come il Canada, la Cina, la Repubblica Ceca, l’Olanda, la Russia, le Seychelles, la Turchia o gli Usa (Florida, California, Illinois, Nevada).

Hoganoutletnapoli.com era invece in Svezia. Orologi, scarpe e borse gli articoli più richiesti, pagati dai consumatori attraverso Postepay e altre carte simili: un modo per non avere conti correnti e non rischiare sequestri. I falsi venivano spesso presentati come capi imperdibili, «cose da avere», offerti a prezzi convenienti. Si trattava invece di oggetti contraffatti, sia pure in modo molto abile. «La contraffazione – si legge ancora nella nota della Procura – continua ad essere una piaga per l’economia e le imprese italiane. Oltre alle tematiche legate alla perdita di posti di lavoro e alla scarsa sicurezza dei prodotti, il mercato del falso alimenta il lavoro nero, l’evasione fiscale e si presta a legami con la criminalità organizzata. Inoltre sempre maggiori sono gli effetti dannosi per i consumatori sul piano della salute e della sicurezza». (fonte)

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