Facebook oscura pagine filo-palestinesi, poi si scusa

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Facebook chiede scusa alla Palestina dopo l’invasione nei social network dell’hashtag #FbCensorsPalestine. Nei giorni scorsi alcune pagine di attivisti e giornalisti palestinesi sono state oscurate. “Si è trattato di un errore – ha detto un portavoce dell’azienda californiana all’Al Arabiya English -, il nostro team controlla ogni settimana milioni di report, può capitare di sbagliare e ci scusiamo”.

La protesta. I blogger e gli utenti che hanno promosso la campagna, però, non credono alla versione dell’errore commesso in buona fede. Ritengono che i vertici del social network abbiano subito la pressione del governo israeliano nei riguardi di alcuni post che, secondo Tel Aviv, sarebbero ‘un incitamento alla violenza’. “Chiediamo agli amministratori di Facebook – si legge nel comunicato che ha accompagnato la campagna di protesta – di chiarire i meccanismi di accordo con gli Stati e le condizioni che gli consentono di violare le libertà personali degli utenti”.

Su Twitter. La campagna è stata accompagnata da immagini originali e significative. Su Twitter una caricatura del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg sigilla, con una chiave inglese, la bocca di una donna palestinese con una piastra che ha i colori della bandiera israeliana. In un’altra immagine una mano di un uomo usa un bastone a forma di “f” (con il font usato da Facebook nel proprio logo) per far inciampare un bambino con al collo un foulard con i motivi del vessillo palestinese. (fonte)

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