Facebook live, pieni di porno e contenuti pirata

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Facebook non sembra aver ancora predisposto un sistema in grado di individuare i programmi espliciti e quelli che violano il copyright. E sulla Live Map è un tripudio di camgirl ed emittenti parallele…

FARE un giro sulla Live Map, la mappa attraverso la quale si può girovagare alla ricerca dei video in diretta più popolari in un certo momento su Facebook, è un’esperienza piuttosto frustrante. No, non in termini di uso – sotto quel profilo il sistema è semplicissimo e intuitivo – quanto dei contenuti che si rischia di ritrovarsi di fronte. L’esperimento è senza dubbio esaltante: ci si può trasportare da una parte all’altra del mondo semplicemente esplorando la cartina e poggiando il cursore su uno dei puntini blu che la costellano. Specialmente quelli più grandi, che segnalano un maggior numero di spettatori e dunque un “successo” più spiccato. Peccato che spesso, dietro quei pallini, si nascondano video porno o dal sapore soft porn e contenuti protetti da copyright, come programmi tv ed eventi sportivi trasmessi appunto in streaming in barba a ogni legislazione.

La mappa dei video dal vivo, insieme al servizio di trasmissione disponibile per tutti gli utenti, è stata lanciata lo scorso maggio come uno strumento per aiutare i quasi due miliardi di utenti a trovare cose interessanti da vedere. Nel corso dei mesi, denuncia una lunga inchiesta di Mashable, nulla è stato però predisposto per contrastare ciò che accade anche su Periscope e su altre simili piattaforme dove bastano due tocchi per proporsi a una platea potenzialmente sterminata: “Nonostante i milioni di dollari spesi da Facebook per spingere gli utenti a trasmettere dal vivo – si legge nella denuncia – il più grande social del mondo continua a non disporre di una soluzione per bloccare materiale esplicito, illegale o spacciato per live” ma di fatto riproposizione di registrazioni.

In realtà secondo Joaquin Candela, direttore del machine learning di Facebook, una mezza soluzione sarebbe in fase di sviluppo. Il solito algoritmo in grado di “individuare nudità, violenza o altri contenuti che non siano in linea con le nostre policy”, come ha spiegato qualche settimana fa. Un meccanismo che aiuti l’esercito dei moderatori sparso per il mondo. Non ci sono notizie su quando e come questo sistema entrerà in funzione. Ciononostante, cioè senza troppo badare al fatto che quell’ambiente non costituisca una “safe zone” ma somigli più al vecchio e pazzo Chatroulette per cui cliccando su una trasmissione non si sa cosa ci si ritroverà di fronte, Facebook continua a spingere i propri utenti a esplorare e guardare i video dal vivo. Oltre che, ovviamente, trasmetterne senza sosta. Lo si capisce dal modo in cui questi contenuti vengono notificati e promossi nelle posizioni alte della bacheca.

Nel caso delle camgirl il problema è ben più ampio. Quasi sempre le dirette includono infatti un link a un sito esterno dove è richiesto un abbonamento. Un altro elemento che in teoria violerebbe le regole di Facebook ma che al momento non sembra turbare i sonni degli executive di Menlo Park nella loro forsennata corsa alla diretta live. Ma non è necessario che lo si faccia con fini di lucro: la piattaforma è semplicemente aperta a qualsiasi idea. Anche la più bizzarra o pornografica, come chi pratica autoerotismo in diretta.

Lo abbiamo verificato in prima persona, con una sessione di navigazione nella mattinata da 2 gennaio su quella che in italiano si chiama Mappa Live: se anche i link contenuti nelle didascalie che accompagnano le dirette vengono in qualche modo oscurati, chi trasmette ha buon gioco a ripubblicarne all’interno dei commenti. Ma le nudità sono di ogni tipo, trasmesse anche da utenti comuni: basta cliccare un po’ per trovare di tutto. Dai cartoni animati come Dragon Ball a canali televisivi più o meno autorizzati dai rispettivi profili ufficiali passando per chi si confessa, in ogni lingua, agli “amici” del social.

Ci sono ovviamente anche molti contenuti interessanti: notizie in diretta trasmesse dalle stesse emittenti, reportage, interviste, semplici dirette dalle città del mondo o dai luoghi più lontani e inaccessibili come l’Iraq o la Siria, gente che insegna a suonare o trasmesse tutorial su ogni tipo di attività. Così come le solite e innocue sciocchezze: da chi si riprende in auto a chi affida alla diretta social le sue chiacchiere in libertà o chi si riprende mentre mangia o è impegnato nelle piccole questioni quotidiane.

“Non usiamo alcun sistema per filtrare i contenuti dei video – ha confermato un portavoce a Mashable – insomma non monitoriamo in modo attivo i contenuti”. C’è solo una piattaforma, chiamata Rights Manager, dove i detentori di copyright possono segnalare un live video che stia violando i diritti e richiederne la rimozione (come noto i video in diretta, se così vuole l’utente, continuano a galleggiare nelle bacheche) oppure caricare i propri contenuti con un approccio preventivo, lasciando poi al sistema Audible Magic il compito di scovare eventuali violazioni. Qualcosa di simile, ma probabilmente meno raffinato, al ContentID messo a punto da YouTube negli ultimi anni.

Il punto è che in base al Digital Millennium Copyright Act tutto è perfettamente legale: secondo quel provvedimento statunitense del 1998 che finisce per applicarsi di fatto a tutti i Paesi in cui Facebook è attivo, non sono i fornitori dei servizi a rispondere di violazioni legate al diritto d’autore o ai contenuti espliciti. Ma Facebook non aveva deciso di assumersi le responsabilità di una media company? Come può consentire la circolazione di questo genere di contenuti? Eppure altre piattaforme come Twitter e YouNow sfruttano un mix di algoritmi e controllo umano per (provare a) gestire le proprie trasmissioni in diretta. (fonte)

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