Facebook Instant Articles, cos’è e come funziona

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Come funziona Instant Articles, la novità della piattaforma di Zuckerberg che permetterà, senza lasciare l’app del social di Menlo Park, di scorrere le storie di alcune testate giornalistiche.

Cos’è Instant Articles

Instant Articles è una nuova funzione di Facebook. Permetterà agli utenti del social network (1,4 miliardi di persone) di leggere alcuni articoli sui loro cellulari senza lasciare l’app. La società fondata da Mark Zuckerberg, canale di approvvigionamento di notizie privilegiato dalla stragrande maggioranza dei giovani statunitensi (e non solo), ha deciso di creare questa nuova funzione dopo aver notato la lentezza dei collegamenti tra la propria app e i siti di informazione. Dal momento in cui si “tappa” su un link nella app al momento in cui si carica il sito richiesto passano in media 8 secondi, hanno spiegato: un tempo eccessivo. Instant articles permetterà di aprire un pezzo dieci volte più velocemente.

Più veloce

Dal momento in cui si “tappa” su un link nella app al momento in cui si carica il sito richiesto passano in media 8 secondi, hanno spiegato: un tempo eccessivo. Instant articles permetterà di aprire un pezzo dieci volte più velocemente.

Ecco in un video come funziona Instant Articles:

Quali testate aderiscono a Instant Articles

Per ora, cinque: il New York Times, Buzzfeed, National Geographic, Nbc, The Atlantic. Entro le 16 di mercoledì 13 maggio, ognuna di queste testate avrà pubblicato, sulla propria pagina Facebook, almeno un pezzo pensato per Instant Articles. Nei prossimi giorni entreranno in campo anche due testate inglesi (Bbc e Guardian) e due tedesche (Bild e Spiegel). Nei prossimi mesi saranno coinvolte testate anche di altri Paesi.

Dove funziona Instant Articles

Solo su smartphone: la funzione — realizzata dal product manager Michael Reckhow e dal designer Mike Matas — è stata pensata appositamente per i cellulari, e non per la fruizione da desktop. In questa prima fase sperimentale, a vederla saranno solo gli utenti che entrano nella app di Facebook tramite iPhone: la funzionalità per Android sarà sviluppata nelle prossime settimane. I link saranno postati, in quantità e con orari decisi in piena autonomia, dai vari giornali coinvolti sulla propria pagina Facebook.

Cosa cambierà?

Parecchie cose. Ognuno, nella propria timeline, vedrà un post pubblicato dal giornale (ad esempio, il National Geographic): ci saranno la testata, un titolo, gli autori del pezzo, il tutto con la grafica tipica del giornale. Una volta «tappato» sul pezzo, si entrerà nell’articolo che potrà contenere gallery fotografiche, immagini «navigabili» semplicemente spostando il cellulare e geolocalizzate, mappe interattive, grafici, video. Al termine del pezzo, lo si potrà condividere – su Facebook, ovviamente, ma anche su altri canali (come Twitter o l’email, ad esempio). Se lo si vorrà, si potrà mettere «like» anche sulla singola foto e non sull’intero pezzo, per poter avviare una conversazione con i propri «amici» su quella singola immagine. Se si decidesse di condividere la storia «fuori» dal social, l’url non sarebbe legata a Facebook, ma un indirizzo simile a quelli degli altri articoli del giornale (ad esempio: http: //news.nationalgeographic.com/…). Se gli autori del pezzo hanno un profilo Facebook, li si potrà «seguire» con un solo click.

Perché non aderiscono tutte le testate?

I dubbi principali espressi nelle scorse settimane riguardavano quattro punti: se chi legge resta dentro Facebook, i siti delle testate perdono traffico? Chi incassa i ricavi pubblicitari? Chi controlla i dati relativi alle abitudini dei lettori? E se si decide di non aderire, si viene penalizzati nell’algoritmo di Facebook? Le risposte date al Corriere da Justin Osofsky, vice responsabile delle Media Partnerships di Facebook sono state nette: il traffico sarà attribuito alla testata che ha prodotto il pezzo; i ricavi della pubblicità venduta per ogni singolo pezzo dal giornale rimarranno al giornale (a meno che a vendere la pubblicità non sia stata Facebook, nel qual caso al giornale andrà comunque una percentuale che sarà contrattata tra Fb e la testata); i dati saranno accessibili per le testate; l’adesione a Instant Articles non modificherà il funzionamento dell’algoritmo. Tutto bene? Secondo alcuni analisti, non esattamente.

James Bennet, direttore dell’Atlantic — una delle testate che hanno aderito al progetto — ha detto al New York Times che pubblicare articoli attraverso questo strumento significa «perdere il controllo dei propri mezzi di distribuzione». Ogni cambiamento dell’algoritmo di Facebook — che la società deciderebbe in piena autonomia — potrebbe valorizzare o far «svanire» dalle timeline di ogni utente gli articoli pubblicati in questo modo. Questo, però, non è un problema nuovo: e Facebook assicura di voler lavorare per valorizzare, non per far «svanire», i contenuti di qualità. Un altro punto critico è: se si rimane dentro Facebook per fare tutto — leggere notizie, inviare messaggi, fare telefonate, condividere foto e post — il rischio è quello che si «confondano» sempre più Facebook e il web. La ricchezza informativa e la varietà di contenuti presenti nei siti di informazione, oltre alla varietà di opinioni espressa da diverse testate, ha a che fare con la libertà di informazione; e nonostante i tentativi di rassicurazione, alcuni analisti restano convinti che il rischio di una «filter bubble» ci sia, e che questa nuova funzionalità di Facebook possa aumentarlo. (fonte)

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