Facebook, in chat privata non c’è diffamazione

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Denunciata dopo ingiurie su Facebook, è stata assolta dall’accusa di diffamazione: gli scambi sono avvenuti in una chat privata per cui il giudice ha deciso…

Accusata di diffamazione e minacce su Facebook ai danni della compagna del marito, la cinquantenne di Budoia (in provincia di Pordenone) F.S. è stata assolta, ieri mattina, dal giudice monocratico da entrambi i capi di imputazione perché il fatto non sussiste. Il pm aveva chiesto la condanna a 4 mesi e 10 giorni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena e le attenuanti generiche.

L’accusa aveva contestato all’imputata di aver minacciato di morte su Facebook una 66enne, compagna di suo marito da una decina di anni (i coniugi sono separati) e di aver offeso la reputazione della 66enne sempre sul social network con varie frasi comunicate nel profilo di un familiare della presunta vittima di diffamazione.

L’avvocato difensore di fiducia dell’imputata, è riuscita a dimostrare che, in realtà, le ingiurie sul profilo non erano apparse sulla bacheca pubblica, ma erano state scritte in una chat privata con l’intestatario dello stesso profilo. Tali frasi offensive non sono mai state visibili a terzi, ma sono rimaste confinate in uno spazio privato: pertanto non si è configurata, concretamente, la fattispecie di reato della diffamazione, men che meno quella via internet.

Quanto alle minacce di morte, la nipote della 66enne ha riferito, nel verbale di sommaria informazione testimoniale del novembre del 2012, di averle udite nell’abitazione di F.S., alla presenza del figlio dell’imputata. Non sarebbero state proferite, dunque, su Facebook, come era stato erroneamente indicato nel capo di imputazione. (fonte)

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