Facebook è il nostro stalker su Internet

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Facebook traccia tutte le rotte degli utenti sul web per proporre pubblicità sempre più attinenti ai loro interessi. Ma la novità è che Facebook (secondo il New York Post) inizierà a memorizzare nei profili non solo le pagine condivise e apprezzate dal like, ma anche quelle semplicemente visualizzate.

zuckerberg-samuraiFacebook è determinata a tracciare gli utenti per avere profili sempre più precisi da vendere agli inserzionisti pubblicitari, un commercio che si scontra con il diritto alla privacy delle persone, che, spesso senza saperlo, forniscono i propri dati sensibili e i propri interessi a società che li andranno a mettere sul mercato.
L’unico modo per tutelarsi da questo ‘stalking digitale‘ sarebbe fare il log-out tutte le volte che si esce dal social network  e impostare il proprio browser perché non accetti i cookie. Tutelarsi può essere però molto scomodo, considerando che ogni volta dovremmo reinserire i dati di accesso, in più molti utenti, tra cui i cosiddetti “nativi digitali”, non si preoccupano nemmeno tanto delle questioni di privacy.

Per questo la ‘Electronic Frontier Foundation’ sta lottando per costringere Facebook a dotarsi della modalità ‘Do not track’ per tenere i dati degli utenti lontani da occhi indiscreti. Facebook sa molte cose dei suoi utenti, sia numerosi dati personali, sia quali siti internet visitano, se si tratta di pagine web dotate dei tasti «Mi piace» o «Condividi».
Ma, da qualche giorno, c’è qualcosa di nuovo: ora le informazioni raccolte dal social network fuori da Facebook vengono usate a fini pubblicitari. È dal 2010 che il gigante di Palo Alto traccia le attività dei suoi utenti quando visitano pagine web in cui compaiono i tasti social; non è per forza necessario cliccare su «Mi piace» o «Condividi» per far sapere a Facebook che visitiamo questo o quel sito: il social network attinge le informazioni direttamente dai cookie degli altri siti web.
Fino al 16 settembre, però, questi dati non venivano utilizzati per fini pubblicitari, quindi per piazzare le pubblicità personalizzate che, fino alla scorsa settimana, comparivano basandosi sulle informazioni del profilo e sulle azioni eseguite su Facebook, cioè i like lasciati e le condivisioni effettuate.

Ora, invece, si baseranno anche su quello che facciamo al di fuori; quindi se entreremo in siti di ricette colonizzati dai tasti social, ad esempio, sul nostro Facebook appariranno molte più pubblicità di libri di cucina, e gli inserzionisti sapranno sempre più cose sui nostri gusti, le nostre abitudini e le nostre passioni.

Per quanto riguarda la privacy, Facebook ha già messo le mani avanti: nella nota in cui annuncia le novità sull’utilizzo dei dati, il responsabile dell’ufficio privacy di Palo Alto elenca tutte le opzioni a disposizione dell’utente per difendersi dall’invadenza delle inserzioni, ad esempio il programma AdChoice e una nuova funzione disponibile nelle impostazioni di Facebook.

Le critiche e i dubbi comunque non mancano: AdChoice permette di bloccare solamente un centinaio di inserzionisti, mentre l’opzione appena introdotta impedisce a Palo Alto di mostrare le inserzioni personalizzate, ma non di raccogliere le informazioni. Di più, per ora, non si può fare: i nostri dati sono un ricco tesoro d’analisi per fini pubblicitari e Facebook non intende pertanto rinunciarci. (fonte)

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