Come evitare di perdere le nostre foto ”digitali”

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L’IMMAGINE si è corrotta, quel frammento di memoria digitale è svanita per sempre. Un problema che torna attuale in molti dei commenti riportati su Facebook in questo periodo vacanziero e pure in alcune mail arrivate. “Ho copiato le foto delle vacanze e dei miei figli per anni da un hard disk all’altro, per conservarle. Ma ora ho visto che alcune di loro sono illeggibili”, scrivono alcuni lettori. “E’ vera la storia secondo cui le immagini jpeg perdono qualità a ogni copia?”, chiede un altro utente.

I miti sulla perdita di qualità delle foto.

“E’ facile rispondere che no, è solo un mito. La semplice copia non produce perdita di qualità”, dice Antonio Cisternino, docente presso il dipartimento di informatica dell’Università di Pisa (di cui ha contribuito a fondare l’IT Center). Così, nemmeno aprire più volte un file jpeg ne fa perdere qualità: altro mito: come se l’immagine digitale si consumasse a ogni utilizzo alla stregua di una analogica. “Invece c’è una perdita ogni volta che si effettua una ricompressione”: Il jpg è infatti un formato compresso, ossia fa risparmiare spazio a scapito della quantità di informazioni presenti; un po’ come gli mp3 per la musica). Per esempio, se prendiamo un file jpg/jpeg, lo modifichiamo e lo salviamo di nuovo come jpeg abbiamo perso qualità. Ecco perché i fotografi modificano le foto dal formato non compresso. “Il formato png, meno efficace nella compressione di immagini fotografiche, comprime senza perdita di informazione, un po’ come uno ZIP”, aggiunge Cisternino.

I veri rischi.

Eppure, come dimostra l’esperienza del lettore, è davvero possibile perdere le foto a cui teniamo tanto. Nonostante i nostri tentativi di metterli a sicuro copiandoli. Può succedere per due motivi: “Il processo di copia ha avuto alcuni errori (piuttosto raro con sistemi operativi recenti), oppure l’hard disk di destinazione ha avuto problemi successivi (di file system o hardware)”, spiega Cisternino. Come è possibile prevenire e curare questi problemi? Bene saperlo, in vista delle miriadi di foto che accumuleremo durante le vacanze di cui la stragrande maggioranza – o tutte –  terremo solo in digitale, senza stamparle. E’ importante quindi prendercene cura nel modo migliore.

Copie sicure delle nostre fotografie.

La prima regola è avere sempre (almeno) due copie dei file importanti, in posti diversi. Per esempio su un hard disk esterno (non usare quello di sistema o una sua partizione) e nel cloud. Ormai è possibile avere decine di GB gratuiti in cloud mettendo assieme i servizi di diversi gestori (Flickr, Google Drive, Amazon Prime Photos ecc., tra i più generosi). Se abbiamo tantissime foto, potremmo copiarne su cloud (oltre che su hard disk) le più importanti e le altre tenerne in doppia copia su un ulteriore supporto personale. Il lettore ha fatto l’errore di copiare le foto solo da un hard disk all’altro.

Se non ci fidiamo del controllo operato dal sistema sulla copia (il checksum) possiamo usare strumenti di terze parti che verificano l’hash dei file. “E’ probabilmente però una precauzione eccessiva per l’utente: spesso può essere sufficiente cambiare la visualizzazione dei file in modo da vedere l’anteprima al termine della copia e controllare visivamente se vi sono immagini danneggiate”, spiega Cisternino. Avere un gruppo di continuità è invece utile per tutti: protegge il computer e i suoi hard disk dagli sbalzi di tensione.

E se le foto sono ormai perdute?

Se il danno, alle nostre foto e ai nostri ricordi, è ormai fatto, resta ancora una speranza. Un tentativo da fare subito è un checkdisk su Windows, Disk Utility (S.o.s.) su Mac. Possiamo farlo cliccando con il tasto destro del mouse (o mousepad) sul nome dell’unità da controllare, poi su Proprietà, Strumenti, Controlla errori (su Windows 10 le unità sono sotto Esplora risorse). “E’ possibile anche usare strumenti come il recupero di versioni precedenti di un file su Windows (avendo cura, prima della copia, di verificare l’abilitazione della funzione Cronologia file dal pannello di controllo o dalle impostazioni di Windows 10). Oppure su Mac con Time Machine”, dice Cisternino. Alcuni preferiscono eseguire la scansione da riga di comando. E’ poi possibile provare a riparare il singolo file/foto corrotto. Ci sono programmi per farlo gratuiti e a pagamento, come Stellar Phoenix (per pc e Mac). Un’alternativa è provare a convertire il file jpeg in png, con programmi come Irfanview o Imagemagic. I jpeg si corrompono facilmente perché, essendo formato compresso, basta che si alterino pochi byte (durante la copia ad esempio) perché il file diventi illeggibile. Cambiare formato può essere d’aiuto.

Perdere le immagini nella rete.

“Infine, non bisogna scordarsi che quando pubblichiamo le foto su social network, come ad esempio Facebook, senza accorgerci ne consentiamo il diritto d’uso spesso illimitato all’operatore del servizio”, avvisa Cisternino. “In questo caso non perdiamo né la foto, né la sua qualità, ma il diritto di decidere come può essere utilizzata”. (fonte)

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