Europa ai big del web, ”Aprite gli algoritmi, vogliamo esaminarli”

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LA COMMISSIONE europea vuole mettere il naso negli algoritmi segreti con cui i big del web sempre più decidono che cosa è per noi rilevante vedere, leggere, comprare e con quali persone entrare in contatto online. È il senso di una investigazione che aprirà a metà 2017 e che durerà due anni, chiedendo a social network, motori di ricerca e altre piattaforme di collaborare. Di condividere per la prima volta i loro algoritmi con le istituzioni europee.

Mossa radicale, che non tarderà di suscitare lo sdegno dei big del web, quella che la Commissione sta preparando, secondo quanto hanno riferito alcuni suoi esponenti a Euractiv.com un network mediatico paneuropeo specializzato in policy dell’Ue. Gli algoritmi sono l’anima del potere delle aziende web.

Eppure è una mossa che non sorprende: tanti elementi si stanno allineando, da molto tempo, in questa direzione. Solo qualche giorno fa la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva invocato la necessità di una maggiore trasparenza degli algoritmi. “Gli algoritmi devono essere resi pubblici – ha detto, così che ogni cittadino possa saper rispondere alla seguente domanda: che cosa influenza il mio comportamento su internet e quello degli altri? Se gli algoritmi non sono trasparenti possono distorcere la nostra percezione, oltre a condizionare e limitare il nostro approccio all’informazione”.

”Se non sappiamo i principi con cui i servizi dei ‘big’ funzionano, siamo costretti a prendere la loro neutralità come un atto di fede. Ma il problema è che proprio dalla loro presunta neutralità sempre più dipendono la nostra democrazia e gli equilibri economici”, dice Stefano Quintarelli, parlamentare e tra i massimi esperti di internet in Italia (di recente autore, su questi temi, di Costruire il Domani).

Per esempio, dato che gli algoritmi sono segreti, dobbiamo fidarci di Google quando dice di non penalizzare i risultati dei rivali sul motore di ricerca. Così come di Facebook che sostiene di non nascondere le notizie meno gradite ai suoi interessi. E, ancora, dobbiamo credere ciecamente che Uber e Airbnb non discriminano nessuno dei propri utenti che cercano un auto a noleggio o una camera in affitto. Tutte questioni dibattute: intanto, continuano le schermaglie tra Google e la Ue per l’accusa di abuso di posizione dominante, Facebook è spesso al centro di casi di censura.

”Il problema è aggravato dal fatto che queste piattaforme nei rispettivi ambiti sono ormai monopolisti di fatto. Alla fine il solo modo per evitare distorsioni è stabilire regole internazionali di tutela per gli utenti, per costringere le piattaforme a una neutralità reale”, dice Quintarelli. ”Da questo passa anche la misura ora al vaglio della Commissione: mettere a scrutinio pubblico gli algoritmi”, aggiunge. (fonte)

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