Emoji, 37 nuove «faccine» presto online

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Il “settore” delle emoticon è in crescita. Entro il 2016 saranno introdotte nuove faccine (emoji) nelle chat: la bottiglia di champagne appena stappata, l’unicorno e una serie di cibi, dal formaggio ai popcorn, dal burrito al taco e all’hotdog.

Sono alcuni dei 37 nuovi emoji introdotti dal consorzio Unicode, che si occupa di codificare i caratteri usati per la scrittura di testi in modo che vengano visualizzati nello stesso modo in ogni paese e su ogni programma. Tra le novità non mancano le classiche faccine: da ‘nerd’, sottosopra, con gli occhi che ruotano o la bocca chiusa da una zip.

I nuovi emoji precedono quelli che arriveranno nel 2016, e su cui il consorzio sta già lavorando. Tra i candidati che potrebbero sbarcare su smartphone e pc – una trentina per ora – ci sono il selfie, le facce da clown, da Pinocchio, nauseata e con cappello da cowboy, cibi come il cornetto e il cetriolo, animali quali la volpe, il gufo, la papera e lo squalo. (fonte)

Ma da dove vengono gli emoji e, soprattutto, chi decide i nuovi da aggiungere periodicamente alla già larga collezione?

L’origine delle faccine è frutto del genio nipponico Shigetaka Kurita, il che spiega perché alcune siano così bizzarre, e non a caso il loro nome nasce dall’unione delle parole “e” (immagine) più “moji” (carattere). In Giappone gli emoji esistono da moltissimi anni e sono ampiamente utilizzati sia su smartphone che computer, anche grazie al sostegno dei grandi operatori telefonici e dei fornitori di servizi internet.

L’arrivo degli emoji in occidente si deve in parte anche ad Apple: l’inclusione delle faccine all’interno di iOS era stata uno degli ingredienti fondamentali per riuscire a vendere l’iPhone anche nella Terra del Sol Levante. Gli emoji sono però rimasti sostanzialmente confinati in oriente fino al 2011, quando Steve Jobs decise di integrarli nell’edizione internazionale di iOS 5. Da quel momento le faccine gialle digitali sono letteralmente esplose, entrando in ogni meandro della Rete, dalle app fino alle e-mail, passando per i tweet, e dando vita ad app per chattare utilizzando unicamente smorfie, linguacce e simboli strani. Oppure traduzioni di grandi classici come Moby Dick, opportunamente rinominata come ‘Emoji Dick’, raccolte nella Library of Congress statunitense.

Gli emoji però non rimangono sempre uguali a se stessi, ma cambiano come il nostro vocabolario: periodicamente la collezione di faccine viene aggiornata e migliorata, a seconda delle necessità. L’ultimo esempio riguarda l’aggiunta di emoji con diversi colori della pelle, peri dare la possibilità a tutti, senza distinzioni, di rappresentarsi attraverso queste icone. A decidere vita, morte e miracoli di queste faccine è l’Unicode Consortium, una sorta di Accademia della Crusca del web composta da giganti come Adobe, Google, Microsoft, Apple, Ibm e Yahoo, che da sempre supervisiona la compatibilità universale dei caratteri digitali tra lingue, formati, sistemi operativi e dispositivi di ogni tipo.

Periodicamente l’Unicode Consortium raccoglie le proposte dei membri e le sottopone a votazione in vista del prossimo aggiornamento generale dello standard Unicode. Per mettere le mani su un po’ di nuovi emoji bisognerà però aspettare il 2016 e il nuovo Unicode 9.0, nel quale l’umorismo giapponese si fa sentire ancora parecchio: tra le icone candidate ci sono l’immancabile gesto del selfie, un ballerino alla Tony Manero, una versione femminile di Babbo Natale e un avocado tagliato a metà. (fonte)

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