Eliminare post offensivi con una segnalazione

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I social network e tutta internet sono avvisati: i contenuti offensivi dovranno essere eliminati dietro semplice segnalazione. I gestori non potranno richiamarsi ad alcun principio di non-responsabilità. La neutralità della rete, dinanzi al rischio “suicidio” dei più giovani, troverà una esplicita deroga. E questo varrà anche se il provider è una società straniera, come ad esempio Facebook.

E’ l’obiettivo di una nuova normativa contro il bullismo per imporre ai social network di cancellare immediatamente, a semplice richiesta dell’interessato, i post e i contenuti che possano arrecare danno ai minori.

È questo il testo del disegno di legge, approvato ieri all’unanimità dalla Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber-bullismo.

L’obiettivo del ddl n. 1261 è quello di contrastare il dilagante fenomeno del cyber-bullismo, inteso come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione e si intende altresì qualunque forma di furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica” in tutte le sue espressioni, con azioni a carattere preventivo e con strategie di attenzione e tutela ai minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.

Potranno richiedere l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi dato diffuso nella rete internet, anche i minori purchè abbiano compiuto 14 anni, altrimenti sarà necessaria apposita istanza da parte di ciascun genitore o del soggetto esercente la responsabilità del minore leso.

I gestori dovranno provvedere entro le 24 ore successive al ricevimento dell’istanza; in caso contrario, l’interessato potrà rivolgere analoga richiesta, mediante segnalazione o reclamo, al Garante per la protezione dei dati personali, il quale dovrà provvedere entro le 48 ore successive.

In questo modo di tende a prevenire la virale diffusione sui social network di contenuti che potrebbero portare i minori a gesti estremi. La firmataria del testo ricorda che, in Italia, il fenomeno del cyber-bullismo non è di per se un reato, a meno che il comportamento non rientri nello stalking, minacce, diffamazione, molestie, diffusione materiale pedo-pornografico, furto d’identità, che invece sono perseguibili anche penalmente.

Era quindi necessario un autonomo testo di legge che colmasse la lacuna e prevedesse la possibilità di attuare, da parte delle forze di polizia, azioni preventive a sostegno del minore.   Il ddl prevede anche la necessità di formare (o aggiornare) un corpo di Polizia Postale specializzato su tale problematica.

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