Dopo multa insulta vigili su Facebook, denunciata

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Denunciata per diffamazione a mezzo stampa perché ha insultato i vigili su Facebook. È successo a una donna di Piacenza: dopo una costosa multa, si è sfogata sul social network.  La professionista ha ricevuto una multa per 168 euro per una violazione del codice della strada. Non le avrà fatto piacere, visto che la polizia l’ha denunciata per “le pesanti offese e le accuse diffamanti espresse nei confronti del corpo attraverso un post pubblicato sulla sua pagina facebook”. Il fatto risale a qualche giorno fa, ma un comunicato della polizia l’ha reso noto oggi. La donna ha esternato la sua rabbia sul web “con una violenza verbale che le è costata la denuncia per diffamazione”. La polizia ora “sta valutando la posizione di altre persone che hanno condiviso e commentato i post della donna”.

Potrebbe costare molto più di 168 euro lo sfogo di una piacentina di 36 anni che, nei giorni scorsi, ha insultato i vigili urbani su Facebook dopo aver preso una multa, a seguito di un controllo. Appena arrivata a casa, infatti, la donna ha inveito sul social network contro gli agenti, insultandoli anche pesantemente. E così, la Municipale l’ha denunciata per diffamazione a mezzo stampa, e sta pure valutando come comportarsi riguardo agli altri utenti che hanno commentato la frase incriminata.

Gli insulti. Pochi giorni fa la donna, una professionista di Piacenza, è stata fermata dai vigili per un controllo ed è stata sanzionata con una multa di 168 euro per irregolarità amministrative, punite dal Codice della strada. A dir poco infastidita, la protagonista di questa vicenda ha quindi manifestato tutta la sua rabbia sul suo profilo Facebook. Da qui la denuncia per diffamazione a mezzo stampa da parte del Corpo,  “a causa delle pesanti offese e delle accuse diffamanti espresse attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook”, come ha scritto in un comunicato il Comune di Piacenza.

I precedenti. E’ di appena due mesi fa una sentenza della Cassazione che si è pronunciata sulla diffamazione via Facebook. I giudici hanno annullato il proscioglimento di un maresciallo della Guardia di Finanza che sul proprio profilo aveva insultato un collega senza nominarlo. Perché si configuri il reato, infatti, “è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa”. La diffamazione corre via Facebook: nel 2013 il Tribunale di Livorno ha condannato un ex dipendente di un centro estetico. Licenziato, a suo dire, ingiustamente, ha pubblicato dei post offensivi sulla “bacheca” del proprio profilo. E ne ha pagato le conseguenze.

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