Detenuto chatta dal carcere con una 13enne, adescamento

 

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Adescata da un detenuto via internet. A 13 anni. E’ successo ad una ragazza di Squinzano (Lecce) che come gran parte dei suoi coetanei, dedica tanto tempo ed attenzioni a captare dallo schermo dello smartphone le migliaia di scritti, contatti, chat, immagini e filmati che circolano liberamente nella rete.

Uno stile di vita che, sì è proprio vero, ha catturato anche un uomo di 40 anni detenuto nel carcere di Milano. Come ha fatto? E’ riuscito a portarsi in cella un tablet con tanto di scheda telefonica per collegarsi alla rete, accedere a tutti i servizi e che, volendo, gli sarebbe servita anche a telefonare. Che non è poi un caso isolato: basterebbe ricordare l’inchiesta della Procura di Lecce sui salentini in odore di Scu detenuti nel carcere di Padova che erano riusciti a collegarsi ad Internet dalla sala computer grazie alle chiavette introdotte dalla moglie di un tarantino. La Rete, peraltro, avrebbe consentito anche di riallacciare i contatti con il clan.

A Milano il detenuto è riuscito a tenere a lungo il segreto di custodire quell’esemplare della tecnologia moderna che gli ha consentito di violare uno dei principi più ferrei della custodia cautelare e della detenzione: il divieto di comunicare con l’esterno. Se non durante i colloqui, ma solo con i parenti più stretti. Una regola che vale anche per gli arresti domiciliari, figuriamoci per il carcere.

Ma un tablet o uno smartphone, si sa, diventano un’attrazione irresistibile. Diventano un interlocutore con talmente tante risorse, risorse infinite in realtà, che diventa difficile, a volte, staccarsene. E quando gli orizzonti sono una cella tre metri per quattro, o al massimo “l’ora d’aria”, allora è facile lasciarsi andare.

E tra un collegamento e l’altro la polizia penitenziaria alla fine si è accorta che quel detenuto non era poi così solo in cella. Altro che: era in contatto con il mondo. Il tablet allora è stato sequestrato e come vuole la prassi, è finito nelle mani di un esperto di informatico perché ricostruisse tutti i contatti avuti via Internet durante la permanenza in carcere.

E sono emersi particolari inquietanti. Sono emerse chat con ragazze giovanissime, in età di scuola media o dei primi anni delle scuole superiori. Tanti contatti. Fra questi anche una 13enne di Squinzano inconsapevole, come le altre del resto, di farsi adulare non da un coetaneo ma di un uomo di 40 anni.

E per questo le indagini da Milano sono arrivate a Lecce. La Procura meneghina ha infatti delegato la polizia postale ed i carabinieri della stazione di Squinzano ad inviare un’informativa che spieghi come la 13enne sia entrata in contatto con il detenuto. E’ probabile, per questo, che la ragazza venga ascoltata in ambiente protetto negli uffici della Procura per i minorenni di Lecce, intanto l’è stato sequestrato lo smartphone allo scopo di acquisire le chat scambiate con il detenuto.

L’inchiesta contesta l’ipotesi di reato di adescamento di minorenni e sta coinvolgendo le Procure di tutte le altre province in cui le ragazze sono cadute nella trappola del finto coetaneo che prometteva loro amore e che presto sarebbe andato a trovarle. (fonte)

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