Cade il governo, non avremo disdetta telefonica facile e tutele da telemarketing

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I CONSUMATORI dovranno rinunciare almeno per il momento a una lenzuolata di nuovi diritti telefonici, che erano previsti in arrivo nonostante l’opposizione da parte delle lobby dell’industria. Si tratta del diritto alla disdetta facile, trasparente e low cost da un contratto telefonico (fisso, mobile, internet) e a nuove tutele contro l’assillo del telemarketing. Entrambe le cose erano state inserite nel disegno di legge della concorrenza, il cui iter sembrava già essersi bloccato da sei mesi in Senato e ora è considerato morto definitivamente per la crisi del Governo.

”Quel testo difficilmente sarà ripreso, era frutto di quella maggioranza lì. Almeno nell’immediato i consumatori dovranno rinunciare ad alcuni dei nuovi diritti annunciati”, conferma Sergio Boccadutri, responsabile dell’innovazione del Pd. Diritti certo poco graditi all’industria telefonica e del telemarketing (anche se queste ultime tutele erano previste solo negli ultimissimi emendamenti), come risulta dal faticoso braccio di ferro che c’è stato sul testo. Con momenti in cui persino sembrava che, paradossalmente, la legge avrebbe aumentato gli oneri- invece di diminuirli- per il consumatore. Invece, l’ultimo testo segnava in effetti quattro passi avanti importanti, per chi vuole disdire un contratto telefonico. E sarà bene tenerli a mente, per poterne auspicare il ritorno in future misure normative.

Primo: costi trasparenti per il recesso o il cambio gestore. Gli operatori devono segnalarli in modo chiaro ed evidente, mentre ora l’utente è costretto spesso a cercarli in parti nascoste dei siti o in piccolo sui contratti. Secondo: i costi di recesso devono essere proporzionati alla durata residua del contratto. Adesso invece gli utenti hanno grosse difficoltà a capire quanto dovranno pagare in caso di disdetta, anche perché gli operatori tendono a cambiare (sui propri siti web) i costi di uscita, in base alle promozioni in corso. Terzo: il vincolo massimo dei contratti deve essere di 24 mesi. Quarto: disdetta facile, con le stesse modalità previste per l’attivazione. Quindi anche online, senza essere più costretti a mandare una raccomandata.

Sul telemarketing, tra le nuove tutele che il Senato stava introducendo nel disegno di legge c’era per prima cosa la possibilità di inserire anche i cellulari e i numeri riservati nel Registro (secondo alcuni emendamenti questi ultimi possono entrarvi in automatico, senza richiesta dell’utente). Almeno così ci sarebbe un modo per l’utente di esprimere il divieto a essere chiamato. Per risolvere del tutto servirebbe – come chiesto dal Garante della Privacy – che la presenza nel Registro scavalchi eventuali consensi dati dall’utente. ”Alcuni parlamentati hanno presentato questa proposta, tra gli emendamenti, ma è quella su cui c’è maggiore opposizione da parte delle aziende”, fanno sapere dal Garante. Com’è evidente, tutti temi che toccano direttamente gli interessi del mercato. E ora i consumatori dovranno sperare in un nuovo veicolo normativo per vederli tornare. A questo punto, per il telefono, la palla passa ad Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), che da gennaio – a quanto risulta – intende inserire la disdetta facile tra le misure previste nella delibera Bolletta 2.0 (attesa già da due anni). Per il calo dei costi di disdetta bisognerà attendere invece una nuova istruttoria di Agcom, che faccia luce sulla loro correttezza, per poi eventualmente introdurre meccanismi regolatori analoghi a quelli previsti dal disegno di legge perduto. Resta il fatto che anche eventuali misure dell’Autorità avrebbero più forza se fossero supportate da una legge. Quindi la perdita del disegno di legge concorrenza lascia comunque un buco che difficilmente sarà colmato a breve. (fonte)

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