Barbie, la bambola più famosa del mondo diventa un ologramma

Ne ha già viste parecchie Barbie, la bambola più famosa e venduta del mondo. Su tutte, certo il ruolo più importante è stato quello di farsi emblema del cambiamento dei costumi e dell’emancipazione femminile nel corso dei decenni. Catalizzando polemiche e discussioni. Eppure un salto del genere ancora non l’aveva vissuto la creatura partorita dalla mente di Ruth Mosko, moglie di Elliot Handler, cofondatore della Mattel, scomparsa nel 2002 e lei stessa presidentessa del gruppo: quello verso il mondo degli ologrammi. Dottoressa, esperta informatica, rapper, astronauta, presidentessa (e vicepresidentessa) degli Stati Uniti: sono un’ottantina i mestieri che la celebre fashion doll ha svolto nelle diverse versioni. Eppure l’assistente virtuale tridimensionale non le era ancora stato assegnato.

All’ultima New York Toy Fair, la grande fiera dei giocattoli nella Grande mela, la casa di El Segundo, in California, ha infatti svelato Hello Barbie Hologram. Si tratta di una piccola scatola dentro la quale prende vita, grazie a una proiezione, una Barbie in grado – proprio come Alexa di Amazon o Siri di Apple – di rispondere ai comandi vocali degli utenti. Ma ovviamente con l’aggiunta dell’elemento visivo. Un po’ come la controversa Azuma Hikari. Non è un prototipo: dovrebbe arrivare nei negozi alla fine dell’estate, secondo alcuni invece entro la fine dell’anno. In tempo per un regalo (anche in questo caso) al passo coi tempi.

Grazie alla progettazione del box la Barbie olografica sembra fluttuare nel mezzo del cubo. In realtà si tratta di una proiezione in due dimensioni di un’animazione tridimensionale, quindi dalla resa piuttosto limitata ma comunque efficace, stando alla presentazione mostrata a New York. Come le assistenti vocali di Google, Amazon o Apple, anche la Barbie si animerà con un segnale vocale, l’immancabile “Hello Barbie”. Potrà così svolgere una serie di compiti: cambiarsi d’abito, farsi indicare in quali passi di danza esibirsi ma anche impostare la sveglia, accendere la luce, raccontare le previsioni del tempo, aggiungere appuntamenti al calendario personale (ammesso che i bimbi ne abbiano uno) e così via.

Il tutto, pare, nella massima riservatezza grazie alla crittografia a 256 bit delle domande che le vengono rivolte, che non sono registrate – assicurano da Mattel – sui server dell’azienda. E dunque non possono correre gli stessi rischi della ficcanasa Alexa. Si tratta di accorgimenti ancora più stringenti che in altri prodotti dal momento che si tratta di un dispositivo rivolto principalmente ai bambini, e dunque sottoposto alla copertura dello statunitense Coppa, il Children’s online privacy protection act del 1998 la cui applicazione viene coordinata dalla Federal Trade Commission.

Dietro alle tecnologie c’è PullString, la startup impegnata sui giocattoli intelligenti nota in passato come ToyTalk, che aveva già sviluppato le soluzioni della (non eccezionale) Hello Barbie Dreamhouse, la casa smart presentata esattamente un anno fa nello stesso salone newyorkese. Peccato che, come molti hanno fatto notare, non sia stata pensata un’omologa versione di Ken. Il che lascia alla Barbie assistente un vago sapore sessista, a detta di molti. In ogni caso le polemiche fanno parte della storia della bambola, che appunto nel corso degli anni è stata più volte travolta da ogni genere di accusa, su tutte le irrealistiche proporzioni fisiche (poi arricchite con diverse versioni curvy del giocattolo). Adesso, stando almeno alle intenzioni della casa che la produce insieme alla grande quantità di altri personaggi (dalle sorelle minori cloni ai fratelli fino allo stesso Ken) l’ologramma consentirà una personalizzazione assoluta. Nel pieno di quello slogan “Imagine the possibilities” lanciato lo scorso anno proprio per sottolineare l’assoluta emancipazione dal modello degli anni scorsi. (fonte)

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