Banco tecno solidale, ”doniamo pc a chi non li ha”
Il suo nome riprende in parte quello del Banco alimentare: si chiama Banco della tecnologia solidale e distribuisce i computer dismessi dalle grandi aziende e risistemati come nuovi ad associazioni e scuole che non ne possiedono uno. Dalla sua sede di Venaria, nell’area industriale accanto allo Juventus Stadium, sono appena usciti dieci pc, consegnati a un gruppo di genitori della provincia di Torino che volevano dar vita a un’aula informatica nell’istituto frequentato dai loro figli. Il meccanismo è semplice: chi ha bisogno contatta il Banco, spiega a che cosa serve il computer e quanti ne servono. «La disponibilità varia a seconda del periodo. A volte abbiamo parecchie macchine. Altre meno. Teniamo aggiornato chi ha bisogno tramite il nostro sito o Facebook», spiega Francesco Gallo, consulente informatico che, due anni fa, ha fondato il Banco.
Con lui ci sono Tommaso Romagnoli, impiegato di banca, Paolo Morandi, comunicatore e Aldo Alì Santoro esperto di Reti e siti, che si occupa di “ricondizionare” i computer per prepararli alla consegna. Tradotto: via tutti i dati dimenticati dall’ultimo utilizzatore e dentro i programmi Microsoft con licenze Refurbisher, cioè gratis, perché pensate appositamente per le onlus e le istituzioni scolastiche.
Per questo al Banco non possono “servirsi” i privati, anche se in difficoltà. E sempre per questo i computer donati non devono avere più di cinque anni. Insomma: usati sì, ma obsoleti, no. D’altra parte, il motto del Banco è: «La tecnologia in aiuto di chi aiuta». «E se i computer non sono abbastanza potenti per star dietro all’evoluzione tecnologica, che aiuto è? Noi non siamo svuota-cantine che portano qualsiasi cosa», dice senza fare giri di parole Aldo Alì Santoro. Tutt’altro: quello messo in piedi dal Banco è un circolo virtuoso: le aziende si liberano di ciò che non serve, non hanno spese per lo smaltimento dei rifiuti elettronici e fanno del bene.