Attentati, la bufala della mamma di Anastasia

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«In queste ore gira un messaggio vocale su WhatsApp di una madre allarmata che parla alla figlia e le dice di stare attenta perché la situazione è peggiore di quella che le istituzioni fanno conoscere. Ho chiesto agli inquirenti di capire chi e come ha diffuso questo messaggio. Per me è procurato allarme».

Così il premier Matteo Renzi ha denunciato oggi un messaggio vocale che gira sui telefonini, soprattutto fra i giovani.

È una «bufala», destinata a provocare solo ulteriore allarmismo, il messaggio vocale che circola via Whatsapp in cui una mamma mette in guardia dal rischio di un possibile attacco terroristico a Roma. Anche la Polizia, fin dalle prime ore di questa mattina attraverso la pagina Facebook «Una vita da social» ha pubblicato un post su questo messaggio vocale, avvertendo del falso allarme.

Nel messaggio vocale la madre di una fantomatica Anastasia avverte la propria figlia che vive a Roma di non uscire di casa perché ci sarà un attentato terroristico nel centro della città. A essere colpiti, si dice, saranno soprattutto i giovani che frequentano i luoghi della movida. La donna afferma di avere una fonte sicura di informazioni, un’amica che lavora al Ministero dell’interno.

Questo messaggio è diventato virale, passando dai telefonini di moltissimi utenti che utilizzano questa messaggistica e, sottolineano alla Polizia, rischia di creare ulteriore allarmismo in una città in cui ogni giorno le forze dell’ordine devono verificare diversi allarmi bomba, tutti poi rivelatisi falsi.

Anche la pagina Facebook di «Agente Lisa» ha messo in guardia dalla bufala, avvertendo gli utenti del falso allarme e che, in questo modo, oltre a creare un clima di terrore fra la popolazione, si rischia un’incriminazione per il reato di procurato allarme.

Nel 2015 la fobia- attentati viaggia dunque (anche) su whatsapp. Da ieri centinaia di giovani e giovanissimi romani stanno ricevendo, e si stanno scambiando, questo file audio in cui una donna comunica alla propria figlia di essere in possesso di informazioni certe su un attentato terroristico a Roma.

La bufala, che sta però allarmando molte famiglie e numerose scolaresche romane, è costruita secondo il più tradizionale dei rumors. L’attribuzione della notizia a una fonte attendibile, ma vaga (sul modello del «è successo a mio cugino»). Uno strumento di diffusione rapido e molto in voga tra i più giovani, e non solo. Una vera e propria catena di Sant’Antonio che rischia però di spargere inutilmente, e pericolosamente, un panico non necessario in momenti come questo.

La donna – apparentemente un’adulta, ascoltando la voce della registrazione – afferma allarmata che «la situazione è più tragica di quello che dicono in televisione», che Isis vuole “colpire i giovani” e i loro abituali posto di ritrovo della movida. E invita la figlia Beatrice a non recarsi per alcun motivo al centro della città e preferire luoghi più fuori mano, nel proprio quartiere, per incontrarsi e stare insieme agli amici.

Per avvalorare la sua tesi la donna aggiunge che queste informazioni le ha sapute dalla «mamma di Anastasia che lavora al ministero degli Interni». E aggiunge che al dicastero – deputato, tra le altre cose, proprio al controllo del territorio e della sicurezza pubblica dei cittadini – avrebbero informazioni certe su un attacco che avverrà a giorni nella Capitale. Per rafforzare tale informazione aggiunge che gli allarmi-bomba di ieri alla metropolitana sarebbero veri e che la Polizia avrebbe rinvenuto gli ordigni, ma non potrebbe rivelarlo ufficialmente.

Lo scherzo – se lo scopo è effettivamente goliardico – è di pessimo gusto e ci si chiede chi, in un momento come questo, abbia interesse a diffondere un’inutile psicosi proprio tra i più giovani. C’è chi ha persino pensato a madri apprensive che, in questo modo, sperano di convincere i ragazzi a non uscire di casa.

L’intera vicenda ricorda, per alcuni versi, un’altra “leggenda metropolitana” – anch’essa veicolata tramite whatsapp – circolata mesi fa e in cui un gentiluomo arabo avvertiva del rischio bomba una giovane donna che gli aveva restituito il portafoglio smarrito. “Signora – gli diceva l’uomo nella narrazione popolare – non frequenti grandi città e non prenda la metropolitana il 1 maggio”.

Un fenomeno – questo delle bufale che diffondono panico– non nuovo ma che, grazie all’accelerazione della comunicazione, rischia di diventare sempre più virale, incontrollato e difficile da gestire. Al solo danno dei cittadini e degli operatori che, in questi giorni come nei mesi scorsi, stanno lavorando a garanzia della sicurezza e nell’interesse di tutta la comunità. E che non hanno certo bisogno di allarmismi inutili e dannosi come questo. (fonte)

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