Amazon elimina il ”vestito da piccolo profugo per Carnevale”

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Ispirata dall’attualità, un’azienda inglese ha pensato bene che i tradizionali costumi di Carnevale abbiano ormai fatto il loro tempo.

Basta con il Pirata, Topolino, o Darth Vader: arriva il costume da “piccolo profugo”. A partire da soli 24 euro (si sale a 36 per le taglie più grandi), i bambini (ma c’è anche la versione femminile) possono acquistare il capo con acclusa la classica valigia in finta pelle marrone da tenere in mano.

L’annuncio, apparso su Amazon.it, ha scatenato una valanga di proteste ed il colosso delle vendite on line è stato costretto velocemente a rimuoverlo. Della vicenda si è occupata Famiglia Cristiana, che ha riportato la proposta commerciale con la foto del vestito, in versione maschile e femminile.

Nel primo caso si tratta pantaloni marroni molto larghi, gilè grigio, camicia ed una coppola che ricorda ‘Il monello’ di Charlie Chaplin. Quello femminile è lungo fino alle caviglie con una cintura sottile in vita. Probabilmente gli ‘stilisti’ si sono ispirati all’abbigliamento degli emigranti del secolo scorso che dall’Europa partivano verso l’America.

L’annuncio ha però avuto vita breve, essendo stato sommerso da messaggi critici dei clienti Amazon. “Costume da profugo? Ma – si legge in uno – come si fa a vendere un articolo del genere con il tag profugo? Andate a farvi un giro tra i veri profughi così vi rendete conto della vostra stupidità”. Amazon è quindi corsa subito ai ripari rimuovendo l’offerta e negando proprie responsabilità. “Gli articoli – scrive l’ufficio stampa – sono offensivi nel modo in cui sono presentati e tale articolo è potuto apparire perché ci sono venditori terzi che inseriscono i loro prodotti su Amazon come market place. Non appena abbiamo avuto segnalazioni dagli utenti ci siamo mossi per rimuovere l’articolo di pessimo gusto”.

Duro il commento di Oliviero Forti, responsabile nazionale Caritas emigrazioni. “Forse l’azienda – propone – potrebbe investire gli stessi soldi per comprare un giubbino per un bambino che magari si trova in questo momento in mezzo al mare. Un messaggio commerciale in un momento storico così delicato è davvero vergognoso e da stigmatizzare”. (fonte)

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