Altroconsumo vince class action contro Samsung

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Altro che smartphone e tablet da 16 GB: secondo Altroconsumo la memoria libera arriva a essere nella realtà fino al 40 per cento in meno. Così, per i modelli base, si scende sotto i 10 GB, e tra app, video e foto, si fa presto a riempire lo spazio disponibile. Il Tribunale di Milano ha ammesso la class action promossa dall’associazione consumatori contro Samsung Italia e ha ordinato all’azienda di pubblicare l’ordinanza sulla home page del sito (al momento in cui scriviamo, però, questo non è ancora avvenuto).

«È una decisione storica, perché legata a un’azione collettiva di risarcimento che nasce in Italia e i cui effetti ricadranno ovunque, investendo un colosso della telefonia e dell’elettronica presente sul mercato internazionale», osserva Marco Pierani, direttore relazioni esterne per Altroconsumo. «L’obiettivo dell’azione di Altroconsumo è eliminare le pratiche che negano la trasparenza e sgomberare elementi strutturali di disturbo allo sviluppo del mercato e alla fiducia dei consumatori».

L’organizzazione dei consumatori aveva denunciato la vicenda negli scorsi anni, sino ad arrivare all’atto di citazione presso il Tribunale a marzo del 2016. Che arriva dopo una decisione analoga dell’Antitrust del 2014, che impose a Samsung una multa di un milione di euro, mai contestata in giudizio dall’azienda. Con la class action attuale, chi ha acquistato uno smartphone o tablet da Samsung Italia nel periodo tra agosto 2009 e dicembre 2014 potrà richiedere un rimborso. L’organizzazione di consumatori mette a disposizione sul sito www.altroconsumo.it maggiori informazioni di dettaglio su modelli, tempistiche e modalità di adesione utili per aderire all’azione risarcitoria.

Secondo le stime di Altroconsumo il rimborso potrebbe arrivare a oltre 300 euro, tuttavia è verosimile che nella maggior parte dei casi sarà poco più che simbolico, considerato che si tratta di modelli base, vecchi di qualche anno, e in cui la memoria non influisce significativamente sul prezzo. Ma è il principio che conta.

Un principio che oggi colpisce Samsung, e può estendersi a tutti gli smartphone e i tablet in commercio, perché il valore di memoria pubblicizzato non è mai quello oggettivamente disponibile: a ridurlo contribuiscono il sistema operativo e le varie app presenti di default. Per questo la stessa Samsung ha già notevolmente ridotto il numero di app preinstallate sui modelli più recenti, e anche Apple, con l’ultima versione di iOS, permette di eliminare le applicazioni non strettamente indispensabili, come iBooks, Borsa, Promemoria e altre. D’altro canto, sempre più spesso anche su apparecchi economici la memoria parte da 32 GB o più, ed è espandibile tramite schede SD che costano sempre meno.

Samsung Electronics Italia, nell’apprendere il contenuto dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano, «esprime il proprio disaccordo per tale decisione e comunica che sta valutando la possibilità di proporre reclamo contro l’ordinanza». L’azienda precisa inoltre che «i fatti oggetto della decisione si riferiscono esclusivamente al periodo 2009 – 2014 e solo ad un numero molto limitato di vecchi modelli». (fonte)

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