Allarme per smartwatch che leggono emozioni

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L’ultimo oggetto del desiderio proposto dal mercato hi-tech potrebbe leggere le emozioni nel cuore delle persone, mettendo a rischio la loro privacy durante le attività quotidiane. Si tratta degli smartwatch, orologi intelligenti che oltre a effettuare telefonate, inviare e ricevere sms, disporre di navigatore gps e mantenere contatti attraverso i social network, consentono anche di monitorare i passi e il battito cardiaco, una funzionalità pensata per gli amanti del fitness. A puntare l’attenzione sul fenomeno in forte crescita è Federprivacy , che fa notare come sia possibile rivelare abitudini, gusti, comportamenti, desideri senza esserne consapevoli attraverso l’utilizzo di app scaricabili dagli store sul web.

Un recente studio, condotto dall’Università di Pisa con la collaborazione dell’Università dell’Essex (Uk) e l’Harvard Medical School (Hms) e Massachusetts Institute of Technology (Usa), ha dimostrato come il cuore possa essere un vero e proprio portale per la rivelazione delle emozioni. Queste possono essere svelate attraverso un algoritmo matematico. “In pratica, data una certa dinamica cardiaca – spiega Gaetano Valenza, ricercatore del dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa – siamo in grado di predire il battito successivo e comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione”.

Oggi non solo è tecnicamente possibile localizzare nei pressi di quale negozio si aggira una persona che fa shopping all’interno di un centro commerciale, inviandole messaggi sul proprio smartwatch con annunci che rispondono ai suoi gusti e alle sue abitudini personali, ma in modo del tutto scientifico è anche possibile determinare che tipo di emozione, ad esempio gradimento o meno, abbia provato osservando un determinato prodotto in vetrina.

Il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi, afferma: “Occorre cautela nel dare il consenso quando si scarica un’app, per evitare di autorizzare in modo inconsapevole l’installazione di una vera e propria spia sul nostro polso, che comunicherebbe alle grandi aziende del marketing una moltitudine di informazioni sul nostro conto, e adesso anche le nostre emozioni. Lo stesso garante della privacy ha di recente reso noto che solo il 15% di tutte le app in rete danno un’informativa realmente chiara su come saranno utilizzati i dati personali dell’interessato. Se da una parte vediamo la privacy dei cittadini messa sempre più a rischio, d’altra parte le crescenti criticità derivanti dal progresso tecnologico, rendono urgente l’approvazione del nuovo regolamento privacy europeo in discussione a Bruxelles, che potrà generare sul mercato fino a 70mila richieste di professionisti esperti nel settore data protection, i cosiddetti privacy officer. Una tendenza positiva dunque sul fronte delle opportunità di lavoro”. (fonte)

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