Adescate in chat e costrette a spogliarsi

CHAT-ADESCAMENTO

Prima adescate su internet, poi ricattate, minacciate e costrette a spogliarsi e a fotografarsi in pose erotiche. Le vittime sono due ragazzine di 13 e 14 anni, residenti in un paese del Canavese. Lui è uomo di 32 anni, di Milano, a processo a Ivrea per detenzione di materiale pedopornografico, violenza sessuale e minacce. Sul suo computer, la polizia postale ha trovato oltre tremila fotografie di bambini, dai sei mesi a 14 anni. L’accusa ha chiesto una condanna a 10 anni di reclusione.

La favola dell’orrore ha inizio di primo pomeriggio davanti a un computer acceso e collegato a internet. Comincia nell’aprile del 2012 con due ragazzine da sole in una stanza. Sole con i loro pensieri di adolescenti che cercano distrazioni sui social network e sulle chat. La loro nuova amica virtuale si fa chiamare Martina e dice di essere ben introdotta nel mondo della moda. Dall’altra parte dello schermo del pc, Simona e Francesca (i nomi sono di fantasia) sono entusiaste della nuova amica di qualche anno più grande. Loro ci credono a quello che Martina racconta da giorni sulla chat, al fatto che potrà farle diventare delle modelle. E così assecondano le sue richieste di scattarsi qualche foto in cui mimano rapporti sessuali.

Ma Martina in realtà è un orco cattivo. Si chiama Massimo Tauro, 32 anni, in quel periodo agli arresti domiciliari per fatti analoghi a quelli che gli vengono contestati ora dal pm Paolo Scafi, del pool fasce deboli della Procura di Torino.

Settimana dopo settimana le richieste di Tauro, alias Martina, diventano sempre più spregiudicate. L’uomo fornisce precise indicazioni sul contenuto che doveva caratterizzare le foto erotiche. E per rendere il gioco più interessante promette una ricompensa di mille euro. Poi un giorno chiede a Simona e Francesca di collegarsi con una web cam. Vuole vederle sullo schermo del computer mentre fanno sesso. Entrambe però non ci stanno: «Ora basta con questo gioco». Martina le ricatta: «Se non fate quello che vi dico, diffondo su internet le vostre foto nude. Così anche i vostri genitori sapranno quello che fate».

A quel punto le ragazze si confidano con i genitori che il giorno stesso presentano denuncia. Nel dicembre 2012, gli investigatori piombano a casa di Massimo Tauro (avvocato Marco Bosio). Sul suo computer vengono trovate oltre tremila foto a carattere pedopornografico. Le famiglie delle due ragazze si sono costituite al processo parte civile con l’avvocato Arianna Maria Corcelli. Ieri il collegio giudicante ha deciso di nominare un perito per analizzare il computer dell’imputato. Il processo è stato rinviato all’11 novembre. (fonte)

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