5esso di gruppo su Whatsapp, 16enne denuncia amici ”registi”

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Le immagini sono state diffuse sul gruppo WhatsApp creato nella sua scuola, un istituto superiore di Lecce, e pubblicate anche su youporn.

Ha denunciato chi l’ha ripresa ed ha messo in rete i filmati in cui appare in atteggiamenti intimi con tre coetanei. Perché – sostiene questa studentessa di 16 anni – non ha mai autorizzato nessuno a filmare quelle scene. E tantomeno a farle girare sul gruppo WhatsApp creato nella sua scuola, un istituto superiore di Lecce, e a pubblicarle anche su youporn.

Risulta anche per questo “parte offesa” la ragazza che nelle scorse settimane ha scatenato la corsa all’appuntamento di gruppo ed alla visione dei video girati da chi ha assistito agli incontri carnali con i coetanei.

E’ parte offesa nell’avviso di garanzia notificato nelle scorse ore ai quattro coetanei indagati per produzione e diffusione di materiale pedopornografico nell’inchiesta condotta dal procuratore capo dei minorenni, Maria Cristina Rizzo, e dal sostituto Anna Carbonara.

L’avviso riguarda il conferimento dell’incarico all’ingegnere Antonio Ratano di estrarre i filmati dagli smartphone ed i tablet sequestrati dalla squadra di polizia giudiziaria della Procura per i minorenni e dalla sezione di Lecce della polizia postale.

Un accertamento che servirà a chiarire se siano stati o meno i quattro studenti indagati a far viaggiare da un telefono all’altro fino ad arrivare ad un sito di pornografia le scene girate per lo più nelle case messe a disposizione da chi si prenotava su WhatsApp per trascorrere una serata trasgressiva.

Le indagini, dunque, al momento, non stanno prendendo in considerazione la possibilità che la ragazza sia stata costretta a mettere il suo corpo a disposizione dei coetanei. Non è contestata – ma siamo solo alle prime battute dell’inchiesta – la violenza sessuale. Anche perché non se ne fa cenno e non viene nemmeno chiesto di approfondire qualche incontro sospetto, nell’esposto depositato in Procura dai suoi genitori.

Del resto gli inquirenti un’idea se la sono fatta di cosa sarebbe successo nel mese di aprile fra gli studenti di quell’istituto superiore: hanno sentito la ragazza, hanno sentito i suoi genitori, i compagni di scuola ed il dirigente scolastico.

La studentessa si è lamentata di essere stata ripresa di nascosto e che – ignara di quello che stava succedendo – si è trovata da un giorno all’altro sotto gli occhi delle migliaia di persone che si sono soffermate sui video diffusi in rete.

Ha fatto presto a fare il giro della scuola e fuori la scuola la notizia dell’interessamento dell’autorità giudiziaria a quei filmati che stavano girando da un monitor ad un altro fino ad un paio di settimane fa. E temendo di finire nei guai, molti ragazzi hanno cancellato i file e l’iscrizione al gruppo WhatsApp.
Ha alzato un muro di silenzio la popolazione scolastica, a quel punto. Ed anche per questo alcuni studenti sentiti nei giorni scorsi potrebbero finire sul registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento.

Intanto l’inchiesta un primo risultato l’ha già ottenuto: ha messo fine a quello scambio di filmati che sembrava un gioco. Ed invece è un reato. Anche perché nelle sequenze a luci rosse appaiono ragazzi di appena 16 anni. (fonte)

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