15enne adescata via Facebook, genitori devono vigilare

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Prima si è fatto avanti con la classica richiesta di amicizia attraverso Facebook, tra i social network che hanno messo fine al tempo dei bigliettini uno dei più gettonati. Poi, nonostante lei l’abbia ignorato, l’ha contattata via chat. E senza tanti preamboli è passato subito alle proposte indecenti, oltremodo volgari per una ragazzina di 15 anni. Non contento, alla giovane che lo invitava a lasciarla in pace, ha anche inviato alcune foto oscene delle parti intime. Fortunatamente Sara (il nome è di fantasia), che ha un carattere particolarmente forte e un buon rapporto con i genitori, è subito corsa dalla madre per raccontarle dell’accaduto. E la donna a sua volta, senza perdere tempo, ha deciso di rivolgersi alla Polizia Postale. Con la denuncia sono così partite anche le indagini, per arrivare ad individuare quanto prima la reale identità del molestatore. Un ragazzo, ma potrebbe essere anche un adulto, che la ragazza non conosce.

Al di là dell’episodio, la famiglia di Sara vuole oggi rendere pubblico quanto successo per diversi motivi. Intanto per mettere in guardia i ragazzi, ma anche i genitori, rispetto a quanto possano essere pericolosi i social network. Ma anche per ringraziare gli agenti della sezione riminese, “per la grande professionalità e umanità con cui ci hanno accolto e ascoltato”. “Sono stati preziosi anche rispetto ai consigli. Oggi è necessario chiarire ai ragazzi che la realtà virtuale non è quella reale. Che gli amici veri si contano sulla dita di una mano, non possono essere centinaia e centinaia come i contatti. Ma è anche importante non pubblicizzare i propri da ti personali, dall’indirizzo alla sede della scuola. Meglio piuttosto usare un soprannome, quello con cui per esempio ci si riconosce tra studenti della stessa classe. E comunque la vera regola è mai-ma mai fidarsi”, dice questa giovane mamma, che raccontando questa brutta esperienza lancia un appello in difesa del presidio territoriale.

Al momento sono almeno cinque i casi analoghi di cui si sta occupando la Postale in provincia di Rimini. “Vittime” designate ragazzine tra i 13 e i 15 anni che dopo aver subito un tentativo di adescamento da parte di un probabile pedofilo hanno deciso di presentare denuncia. Per contro però c’è un altro fenomeno, altrettanto virale, che sta togliendo il sonno a diversi uomini. In questo caso si tratta soprattutto di adulti, che finiscono per essere irretiti da quella che magari pensano possa essere l’occasione per un’avventura e invece si ritrovano ricattati da chi invece ha escogitato il modo per ricavare facili guadagni proprio sfruttando la rete. Complici proprio i social network. (l’articolo continua sotto l’offerta di alcuni nostri servizi professionali)

Avete problemi con il vostro profilo, ve lo hanno “rubato” o ricevete avvisi da Facebook che qualcuno ha cercato di accedervi o di cambiare password? Per cercare di risolvere questi e altri problemi, contattateci senza impegno. Potete farlo tramite un messaggio alla nostra pagina o telefonicamente (in orari di ufficio) al numero 331.449.8368. CLICCA-QUIValuteremo insieme se necessitate di un semplice consiglio, magari tramite le oltre 1.200 note già pubblicate, o se per risolvere preferite essere seguiti passo passo tramite un servizio professionale di teleassistenza (ai nostri fan, ma solo a loro, costa pochi euro). Altre informazioni

Mica solo Facebook. Ce n’è per tutti i gusti. Compreso il pericolosissimo Ask.fm (che sta per “Ask for me”, 60 milioni di utenti in tutto il mondo, Italia in testa), una community piuttosto utilizzata tra i teenager che possono interagire in forma anonima. Chiaro che per ragazzi che stanno attraversando un’età già di per sé complicata uno spazio di questo tipo può diventare l’inferno. Anche per la stessa Polizia è complicato venirne a capo. Ma comunque prima o poi al mittente ci si arriva. In caso di denuncia scatta infatti una procedura piuttosto complicata. Per arrivare a rintracciare l’utenza da cui sono partiti certi messaggi gli agenti devono innanzi tutto rivolgersi alla Magistratura. Di lì tra decreti, notifiche agli Internet provider, rogatorie internazionali (la casa madre di Facebook ad esempio ha sede in California) e accesso agli atti, alla fine l’utenza incriminata viene smascherata. Che viaggi attraverso rete fissa oppure attraverso smartphone non fa alcuna differenza. (fonte)

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